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La mia voce sul “Sublime” nel libro “M come Moda”

Sono orgogliosa di aver collaborato con Giulia Rossi, curando una voce del suo nuovo libro, in tutte le librerie da oggi. La moda raccontata dalla A alla Z, attraverso film, musica e immagini che hanno trasformato un abito in uno stile o un simbolo. Mi sono occupata della voce “Sublime”. Che cos’è il Sublime nella moda? Quali artisti e opere hanno rotto schemi, rivoluzionato il modo di vivere, ispirato, provocato o fatto sognare? Da Yves Saint Laurent a McQueen, da Magritte ai Tarocchi, dai Rolling Stones alle nuove contaminazioni moda-musica-letteratura-arte.

Modabolario libro

“Sperimentazione, eleganza, ricerca, studio, visione, escapismo, contaminazione, sinergie, connessioni, multi-linguaggio, arte.

Il terreno che esplora la moda è concettuale, emotivo, connettivo, a tratti catartico; per chi lo pensa, per chi lo interpreta e per chi lo fruisce.

Disegnare un abito non è, di per sé, moda sublime; sublime è la magia che si crea quando la visione unica e personale di una mente geniale e creativa prende la forma di abiti che cambiano i corpi e la loro percezione, permettendo di entrare un mondo extra-ordinario e, allo stesso tempo, rivoluzionare la quotidianità.

Sublime è Yves Saint Laurent, che nel 1966 veste le donne delle passerelle della haute couture parigina con smoking sensuali, stravolgendo i dress code dell’epoca, trasformando un classico ad esclusivo uso maschile in simbolo di emancipazione femminile; lo stesso Yves che si ispira ai quadri di Mondrian e al fascino speziato del Marocco per dare forme e colori nuovi alla propria visione.

Sublime è Alexander McQueen, che negli anni Novanta reinventa il concetto di sfilata, trasformandola in puro spettacolo fantastico, provocatorio e poetico.

Sublime è Vivienne Westwood, che consacra il sodalizio moda-musica cercando ispirazione sui palchi dei concerti e dando voce ai sobborghi di una Londra punk e ribelle a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta.

Sublime è la petite robe noire di Coco Chanel, il tubino nero che negli anni Venti stravolge le convenzioni sociali: un capo comodo, versatile, adattabile ad ogni occasione e per ogni corpo.

Sublime è Elsa Schiaparelli, che omaggia Magritte, Dalí e la visione surrealista con abiti e gioielli fuori dagli schemi, contribuendo a dare alla moda lo status di arte. 

Sublime è l’eleganza rilassata della giacca destrutturata che Giorgio Armani propone alla fine degli anni Settanta, liberando il corpo dalla rigidità e da canoni che definivano un vestire, e un modo di vivere, visceralmente maschile.

Sublime è Karl Lagerfeld, che inventa la figura del Direttore Creativo, creando mondi paralleli alla Maison, uscendo dalla bolla-moda, abbracciando altri linguaggi e altre forme di comunicazione e commercializzazione.

Sublime è Rei Kawakubo, che con Comme des Garçons propone un prêt-à-porter avanguardistico tra gli anni Settanta e Ottanta, con tuniche nere senza orli né simmetrie, destrutturando forme e volumi.

Sublime è la visione della moda gender fluid che Jean-Paul Gaultier anticipa già alla fine degli anni Settanta, così come l’abito Oroton della medusa-Versace, che ha segnato il crollo di vecchi mondi polverosi e ipocriti, accarezzando i corpi con abiti affilati come il metallo e soffici come la seta.

Sublime è il rosso di Valentino, la teatralità di John Galliano, l’abito di Kansai Yamamoto per Davide Bowie, l’avanguardia minimalista di Yohji Yamamoto, la rivoluzione del concetto di bello del dark sider Rick Owens.

La moda sublime è una contaminazione di linguaggi e forme espressive, dalla musica, al cinema, alla pittura, alla scultura, alla letteratura e oltre.

Sublime è il sodalizio moda-fotografia, con artisti come Paolo Roversi, Richard Avedon, Tim Walker, Peter Lindbergh e Mario Sorrenti, che hanno saputo essere voce del loro tempo, interpretandolo per raccontarlo al grande pubblico con immagini che non hanno solo venduto capi, ma senso di appartenenza a mondi tra i quali ciascuno poteva scegliere quello più affine al proprio gusto, contribuendo a dare forma alla propria identità.

Oggi è sublime Maria Grazia Chiuri, che omaggia la passione di Monsieur Dior per i Tarocchi facendo sfilare gli Arcani Maggiori tra le mura dello storico castello di Sammezzano, affidando la regia al celebre cineasta Matteo Garrone, strizzando l’occhio alle pagine de “Il castello dei destini incrociati” di Italo Calvino per la sceneggiatura.

È sublime che Louis Vuitton scelga come testimonial per la propria linea di borse da viaggio Keith Richards con la sua chitarra, e che lo faccia fotografare dalla stessa Annie Leibovitz che, appena ventenne, seguiva i Rolling Stones nei loro primi tour, contribuendo a costruire nell’immaginario comune la narrazione dello stile di vita rock.

È sublime la freschezza che Jacquemus porta nell’aridità e nella pericolosa omologazione dell’estetica social, contribuendo a cambiare i canoni estetici di Instagram con poesia, genuinità, inclusione e libertà. 

Sublime è Alessandro Michele, che dalla formazione con Tom Ford alle mura del suo nobile palazzo romano, attraverso il suo amore per il collezionismo di oggetti di diversi stili ed epoche storiche, ha reinventato un brand come Gucci con un’estetica unica, rinascimentale, caotica, vintage e moderna allo stesso tempo, scegliendo, con intuito e lungimiranza innati, di brillare in matrimoni artistici con stelle del cinema e della musica come Jared Leto, Harry Styles e Lana del Rey; sodalizi nei quali ciascuno contamina l’altro in un tripudio di personalità. Un’ode alla vita.

La moda sublime non ha nulla a che fare con la creazione di un abito, seppur bellissimo, fine a se stessa; la moda sublime contribuisce a rendere la vita di chi la crea e di chi la indossa un’opera d’arte.”

Con Giulia Rossi, al Loft del Sublimista, per la presentazione milanese di “M come moda. Connessioni e suggestioni con arte, cinema, letteratura e musica”.

M COME MODA: Connessioni e suggestioni con arte, cinema, letteratura e musica, di Giulia Rossi.


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